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La statua della Veronica nella chiesa del Carmine a Ruvo di Puglia 

Mattia Petri, Santa Veronica

Il 12 luglio, nel pieno della stagione estiva, la chiesa commemora Santa Veronica, una delle pie donne accorse sulla via del Golgota per soccorrere il Signore nella sua dolorosa Passione. La vicenda della santa, non citata nei vangeli canonici, deriva da una leggenda piuttosto recente che, in realtà, trova fondamento in un episodio narrato dai vangeli apocrifi. 

Il nome “Veronica” pare derivi dall’accostamento dell’aggettivo latino “vera” al sostantivo greco “icona”, per indicare la “vera immagine” di Gesù tra quelle considerate non dipinte da mano d’uomo. Si racconta che un giorno l’imperatore romano Tiberio fu colpito da una grave malattia. Avendo saputo che nella lontana Palestina operava un eccezionale guaritore di nome Gesù, ordinò al suo messo Volusiano di andare a cercarlo a Gerusalemme. Ma la stagione invernale ritardò la partenza di Volusiano, che giunse in Palestina quando, ormai, era troppo tardi: Gesù era stato crocifisso! Volusiano, però, non volle tornare a mani vuote da Tiberio, perché ne temeva l’ira. Così si mise alla ricerca dei seguaci di Gesù, per ottenere da loro almeno una reliquia del maestro. Così trovò una donna, chiamata appunto Veronica, che ammise di aver conosciuto Gesù, ed anzi gli raccontò una storia prodigiosa. Anni prima, quando Cristo era andato a predicare in una località lontana, le era venuta una grande nostalgia del Signore. Perciò aveva comprato un panno bianco per portarlo ad un pittore affinché questi, sulla base delle sue indicazioni, gliene facesse un ritratto. Ma proprio il giorno in cui era uscita di casa per andare dal pittore, aveva incontrato per strada Gesù, di ritorno dal suo viaggio. Egli, saputo il desiderio della donna, le aveva chiesto il panno e, sfregatolo sul suo viso, glielo aveva restituito con impressi i propri lineamenti. Volusiano chiese immediatamente a Veronica quel ritratto ed ella acconsentì a portarlo di persona a Tiberio. Il quale, appena fu al cospetto del sacro telo, guarì all’istante. Da quel momento in poi l’insigne reliquia rimase sempre a Roma. Secondo alcuni, questa Veronica sarebbe L’emorroissa citata nel Vangelo che, a detta degli Apocrifi, si chiamava, in greco, “Berenike” da cui il nostro “Veronica”.(1) 

Da questa vicenda nacque un certo culto per la pia donna, soprattutto nel popolo francese che la riteneva l’evangelizzatrice della Gallia, l’attuale Francia. Segno esteriore dell’importanza che la Chiesa ha dato a questa donna è la notissima e stupenda scultura, opera di Francesco Mocchi del XVII secolo, posta nella Basilica Vaticana. 

Con la diffusione della leggenda della Passione, si è avuto un proliferare di immagini della santa da condurre in processione nella Settimana Santa accanto alla Maddalena, festeggiata il 22 luglio, alle altre pie donne con i simboli della Passione e alla Vergine Addolorata. 

Anche a Ruvo di Puglia, città in cui le processioni hanno un ruolo centrale nel “teatro sacro” della Settimana Santa, vi è una statua della Veronica, venerata nel catino absidale della chiesa del Carmine e posta accanto all’effige della Madonna del Carmelo.  

la statua prima del restauro (2017)

La statua lignea vestita è stata recentemente attribuita allo scultore napoletano Arcangelo Testa (1786-1859) (2) e fino alla prima metà del Novecento era portata in processione assieme agli altri Misteri nel lungo corteo del Venerdì Santo. Secondo Di Palo fu realizzata intorno alla metà dell’Ottocento, insieme alla statua vestita dell’Angelo Custode esposta nella stessa chiesa.

Da un documento del 1876, conservato nell’archivio della Confraternita della Purificazione-Addolorata, si evince che la statua era condotta “a mano” dai confratelli della Confraternita di San Rocco che si occupavano anche della veneratissima statua lignea del Cristo al Calvario(3). La partecipazione attiva degli altri sodalizi al sacro corteo non deve però stupire: tutt’ora a Molfetta e in molti altri centri vicini le processioni del Venerdì Santo prevedono la partecipazione di tutte o almeno della maggior parte delle Confraternite cittadine. 

la statua dopo il restauro (2018)

Dopo una interruzione all’inizio del Novecento, nel 1930 si tentò di ristabilire la partecipazione delle altre congreghe alla processione ma l’esperimento si interruppe nuovamente allo scoccare del secondo conflitto mondiale. Fu allora che, probabilmente, le statue di san Pietro, san Giovanni e della Veronica “sparirono” dal corteo processionale per non farne più ritorno fino al 2018. Dopo aver sottoposto a restauro il simulacro, l’Arciconfraternita del Carmine ha voluto far sfilare la stessa nella processione dei Misteri del Venerdì Santo.

È necessario specificare, però, che la statua della Veronica non godeva di un significativo valore “affettivo” da parte dei ruvesi. Da un verbale del 1926 si evince che, per aggiudicarsi la possibilità di condurre la statua in processione, Lorenzo Lospoto spese sole 55 lire contro le 255 lire occorse per aggiudicarsi il Cristo al Calvario(4). La presenza della Veronica, che necessitava di nove mani per il trasporto processionale, era però necessaria nell’economia dell’asta perché, con le altre “statue minori” contribuiva al predominio che certe famiglie puntavano ad avere nelle “gare” per i Sacri Misteri. 

Per il trasporto processionale, con molta probabilità, la statua era rivestita di vesti preziose conservate in case private, come ancora avviene con il simulacro dell’Addolorata, ma di queste, oggi, non vi è più traccia. Nel “corredo” della pia donna vi è solo un abito feriale di color ocra con un mantello avorio e un panno bianco posto sul capo. Sul viso, con le gote arrossate alla maniera napoletana, spiccano gli occhi imploranti rivolti al cielo, quasi stiano chiedendo al Padre misericordioso di liberare il Signore da quel supplizio. 

Per le rare occasioni in cui la statua è stata esposta al pubblico fuori dalla nicchia in cui è generalmente collocata(5), la Veronica ha vestito un abito color maggese con decorazioni in oro. Sul capo l’immancabile “fazzoletto” bianco e sulle spalle un lungo manto viola. Tra le mani un panno in lino raffigurante il vero volto del Signore: sembra che la donna voglia presentare al popolo orante quel volto martoriato dall’estremo sacrificio, come un vessillo che faccia presente a tutto il dono che il Signore fece all’umanità: la sua vita per la redenzione di tutti. 

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Note

Note
1 G. Busolini, La vera leggenda della Veronica, in http://www.vatican.va/jubilee_2000/pilgrim/documents/ju_gp_25012000_p-08a_it.html
2 F. Di Palo, Santa Veronica e una nuova statua di Arcangelo Testa, in Luce e Vita, anno 93, n. 35, p. 6
3 M. Montaruli, Una tradizione ormai scomparsa nella processione dei Misteri, «Il Rubastino», a. XXIX (2009), n. 1, p. 8
4 F. Di Palo, Passione e Morte. La storia, i suoni, le immagini della Settimana Santa a Ruvo di Puglia, Fasano 1994, pp. 133-137
5 Per l’ultima volta la statua è stata esposta nella Settimana Santa 2017

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