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Ruvo di Puglia e San Giacomo “il Maggiore”: due chiese, quattro immagini

Sullo spazioso Corso Carafa a Ruvo di Puglia, si erge la chiesa dedicata a San Giacomo “il Maggiore”, l’Apostolo, testimone della trasfigurazione e della Passione di Gesù, che, secondo la leggenda, dopo la resurrezione raggiunse la Spagna dove predicò e diffuse la fede del Cristo. Giacomo, però, torno in Terra Santa dove venne ucciso a colpi di bastone e spada. Il suo corpo santo venne presto trafugato e riportato nella terra in cui si svolse il suo ministero. Qui nell’830, dopo un periodo di abbandono, i resti furono riscoperti da un eremita e, sul luogo, il re delle Asturie e della Galizia fece erigere il primo nucleo dell’attuale santuario di Santiago di Compostela. Il santuario ben presto divenne meta di numerosi pellegrinaggi e fu sempre tenuto in grande considerazione dai sovrani spagnoli, memori dell’apparizione del santo durante la cacciata dei saraceni.

Nell’antica chiesa ruvese, già sede di una commenda gerosolimitana(1) ma oggi nella sua veste ottocentesca, vi è una pala d’altare raffigurante il santo, opera del bitontino Francesco Spinelli (1832-1907). Il dipinto è posto nell’attuale cappella del Santissimo Sacramento e raffigura il santo, vestito in rosso e bianco, che stende la sua mano sul capo di un uomo inginocchiato ed orante. La scena si svolge in un paesaggio agreste e sono presenti sul luogo anche alcune persone bloccate da due soldati romani in armatura d’ordinanza. Dal cielo nuvoloso spicca un raggio di luce nel quale appaiono due puttini: uno di questi tiene in alto una coroncina che si appresta a posare sul capo del santo apostolo. Il dipinto risale alla ricostruzione della chiesa, avvenuta nel 1869 su progetto dell’ing. Comes di Bitonto(2). Fu lui, probabilmente, a suggerire ai committenti l’intervento di Spinelli quale valente artista. Studente all’Accademia delle Belle Arti di Napoli e direttore della prima “Scuola comunale serale di Disegno” della sua città, Spinelli, nonostante la grande abilità ritrattistica, non è considerato uno dei più attenti pittori religiosi della sua epoca: “la sua pittura religiosa è banale e spesso di gusto discutibile; fatto questo non certo sorprendente nel secolo secolarizzato in cui la fede e molti valori cominciavano a vacillare(3)”.

Sempre per la chiesa ruvese dedicata all’apostolo, Spinelli elaborò un altro dipinto a tema religioso raffigurante la Conversione della Beata Francesca, significativo perché esplicita la presenza in chiesa per molti anni del Terz’Ordine Francescano che si riunì in San Giacomo fin dalla riedificazione dell’edificio sacro(4).

F. Spinelli, La Conversione della Beata Francesca (Curia Diocesana)

 

Il completamento della chiesa, divenuta vicaria parrocchiale nel 1904, dovette concludersi solo negli anni Trenta del Novecento quando il pittore torinese Mario Prayer si occupò della decorazione interna. Sulla volta della navata principale raffigurò, accanto agli evangelisti e alla Vergine Assunta, San Giacomo in esaltazione della croce. Il santo titolare della chiesa ricorda, nella posizione, il Cristo della Minerva di Michelangelo (5): si mostra trionfante abbracciato alla croce, ai piedi la spada e lo stendardo crociato, memorie della tradizione spagnola che vuole che l’apparizione del santo alle truppe spagnole, abbia contribuito alla loro vittoria contro i saraceni nella battaglia di Clavijo.

M. Prayer, San Giacomo (tratta da Studi Rubastini, Terlizzi 2014)

Sempre Mario Prayer dipinse per la stessa chiesa una pala raffigurante il Santo, forse destinata a sostituire l’opera di Spinelli. San Giacomo, tradizionalmente vestito in rosso e bianco, è seduto su una roccia mentre viene investito dalla luce divina: lo sguardo è rivolto al cielo e nella mano sinistra tiene una croce, ricordo delle vicende della Passione da lui vissute in prima persona accanto al Cristo. A sinistra, sullo sfondo, una città turrita e un cavaliere che tiene in alto un vessillo rosso: dovrebbe trattarsi di una parte delle truppe spagnole intente a sconfiggere i saraceni con l’aiuto miracoloso del santo che, però, ha abbandonato la lancia e l’uniforme per dedicarsi a un dialogo a due col Signore.

Quest’opera, dipinta nel 1939(6), è parte del patrimonio della chiesa ma oggi è celata alla vista dei fedeli e ricorda, almeno nei colori, un altro dipinto del torinese rilegato in posizione secondaria. Si tratta della pala d’altare raffigurante il Sacro Cuore di Gesù realizzata per la cappella dell’Istituto omonimo delle Figlie di Maria Ausiliatrice: un tempo era esposta sull’altare maggiore ma oggi è posta sul coro.

La cosiddetta chiesa di San Giacomo al corso è stata sede parrocchiale fino al 1998 quando l’allora vescovo Donato Negro (oggi Arcivescovo di Otranto), vista l’espansione della città verso la Zona Industriale, volle trasferire il titolo parrocchiale nella nuova chiesa di san Giacomo Apostolo, edificata nei pressi del santuario della Madonna delle Grazie (per pochi anni sede parrocchiale provvisoria).

La chiesa “nuova”, voluta già da don Tonino Bello, venne progettata dall’ingegnere Tricarico e dal professore Scaringella e costruita dall’impresa Mario e Donato Scardigno. L’inaugurazione avvenne il 28 giugno 1998 e fu nominato primo parroco don Beppe De Ruvo.

Fino al 2016 la chiesa parrocchiale non aveva immagini del santo titolare. Grazie all’interesse del parroco don Gianni Rafanelli e di alcuni benefattori è stato realizzato un dipinto raffigurante il santo Apostolo, opera del coratino Gregorio Sgarra. Il dipinto raffigura san Giacomo in un’inedita veste azzurra, con gli abiti da pellegrino e in ascesa verso il cielo quasi a voler sottolineare il Cammino di Santiago, il viaggio verso la tomba di Giacomo che è innanzitutto un viaggio interiore verso il Signore. La conchiglia appuntata sul petto rappresenta il profondo legame del santo con la sua comunità, una comunità pellegrina che si ritrova in una chiesa che, vista dall’alto, ha proprio la forma di una conchiglia che si dischiude. L’opera è stata posta a destra dell’altare maggiore ed è stata benedetta il 23 ottobre 2016 dal vescovo Domenico Cornacchia(7).

San Giacomo, quindi, ha ripreso il posto che meritava nel paradiso cittadino: in cornu epistolae, secondo la liturgia pre riforma, cioè nel luogo in cui si leggevano le lettere degli Apostoli del Signore. Giacomo incluso.

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Note

Note
1 Si veda per approfondimenti: V. Ricci, La Chiesa di San Giacomo e la commenda dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, in Studi Rubastini. Chiese, conventi e sacri palazzi a Ruvo di Puglia, a cura di C. Bucci, Terlizzi 2015
2 V. Pellegrini, Ruvo Sacra, Fasano 1994, p. 210
3 C.F. Sperken, Per una rivalutazione della Pittura dell’Ottocento in Puglia, 1974, p. 370
4 V. Pellegrini, Ruvo Sacra, cit., pp. 210-212
5 C. Cipriani, L’eclettismo pittorico di Mario Prayer, in Studi Rubastini. I luoghi, la storia, l’arte, l’architettura di Ruvo di Puglia, a cura di C. Bucci, Terlizzi 2014, pp. 249-250
6 C. Cipriani, L’ecclettismo pittorico…, cit., p. 254
7 Paparea, Giacomo, pellegrino tra noi, in Comunità in Cammino, Dicembre 2016, p. 4-5

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